I progetti del MUCE
Nato sotto la spinta dell’associazione culturale Chenàbura, da 10 anni attiva nel capoluogo sardo per tenere vivi i legami con la comunità ebraica e la sua cultura, il progetto è l’esito di una lunga collaborazione con l’Università degli studi di Cagliari.
Qui sono racchiusi anni di studi sulla comunità ebraica vissuta a Cagliari e nel resto dell’isola tra il XIV e il XV secolo e che hanno lasciato una importante eredità culturale nel popolo sardo. Studi in gran parte effettuati da Cecilia Tasca docente del Dipartimento di Storia e Cultura del Territorio nell’Ateneo sardo e già raccolti in numerosi libri e saggi, ma che ora possono finalmente divenire fruibili a chiunque, attraverso questo portale di facile accesso, sostenuto dall’Amministrazione comunale del capoluogo sardo.
Qui vi si trovano atti notarili, rogiti e documenti che attestano le vicende commerciali e umane delle famiglie ebree vissute nell’isola prima della diaspora del 1492. Nomi e cognomi il cui eco è rimasto tra i sardi di oggi che forse, grazie a questo sito ritroveranno radici lontane ormai dimenticate o rimaste nella leggenda della storia di famiglia.
Una piattaforma che nasce proprio dalla volontà di rinsaldare un legame che non si èmai interrotto, dalla volontà di unire il passato con il presente, seguendo le indicazioni del Comune di Cagliari che con una delibera del 26 ottobre del 2020 ha dichiarato come la storia della comunità ebraica del capoluogo debba divenire parte integrande dell’identità cittadina, da riscoprire e valorizzare.
Ed in realtà la storia che ora rinasce questo racconta: quella comunità ebraica vissuta tra il XIV e il XV secolo lasciò un importante eredità in una città, divenuta finestra della Sardegna verso il Mediterraneo ed il mondo, porta d’ingresso di popoli e culture che ne hanno forgiato l’identità attuale come luogo inclusivo, ospitale e produttivo.
Gli ebrei arrivarano nell’isola insieme ai Fenici, ma le prime testimonianze della loro
presenza si ebbero a partire dalla rifondazione di Castello da parte dei Pisani.
La comunità ebraica si raccolse attorno all’attuale via Santa Croce, per poi integrarsi ad una analoga e più forte comunità ebraica venuta in Sardegna a seguito dei conquistatori catalani e grazie ad un regime franco ritenuto indispensabile per ridare vita al commercio e alle attività finanziarie del Regno di Sardegna.
Si pensa che nel periodo di maggiore espansione la comunità costituisse circa il 10% della popolazione di Cagliari.
Della sua presenza prima della espulsione nel 1492 rimangono forti tracce culturali identitarie, sia nella lingua, basti pensare al Venerdì in sardo chiamato Cenabara, cioè la Cena pura ebraica o al mese di settembre che sempre in sardo è Cabudanni cioè il Capodanno ebraico o ancora alla trottola de su barraliccu che si gioca a Cagliari e nelle comunità ebraiche in tutto il mondo a Dicembre per la festa di Chanukkah, durante il solstizio d’inverno e in quasi coincidenza con le festività natalizie.
Non solo anche la cultura enogastronomica annovera piatti di derivazione ebrea, si pensi alla panada campidanese o alla bottarga (uova di pesce essiccato presenti anche nei menu degli ebrei sefarditi).
Molte anche le consuetudini e i rituali religiosi che vengono ripetuti da secoli, ma che hanno unaforte radice biblica, base portante della cultura e religiosità cattolica.